IL TERRITORIO DI PRATA SANNITA
A partire dalla preistoria il territorio è stato da sempre conosciuto e frequentato dall’uomo lo testimonia il materiale litico portato alla luce in località Pantani Fragneto databile a 70.000 anni fa, nel Paleolitico Medio, lasciato dall’uomo di Neanderthal che frequentò questo territorio. Lo stesso sito è stato frequentato nel Paleolitico Superiore anche dall’Homo sapiens. Fu una frequentazione non continua ma distribuita in periodi diversi perché legata alla pratica del nomadismo alla quale erano dediti i piccoli nuclei familiari.
Il toponimo Prata, di origine latina, deriva dalla definizione romana “prata legionis” riferita ad un’area destinata allo sfruttamento agricolo ad uso dell’apparato militare. La denominazione Prata caratteristica della zona antropizzata in epoca romana, si consoliderà successivamente nel toponimo Prata Piana ed in epoca altomedioevale in Prata inferiore riferito al Borgo. A partire dall’anno 1862 il luogo avrà il nome completo di “Prata Sannita”.
Il rinvenimento di numerosi frammenti ceramici, in ferro ed in vetro, in zona detta ancora oggi Pantani Fragneto, confrontati con altri simili, suggerisce la collocazione del primo insediamento in questa zona in un periodo databile tra il III sec. a.C. ed il IV d. C. La continua aratura del terreno ha reso incerta l’indagine stratigrafica del materiale rinvenuto in superficie ma conferma la frequentazione ininterrotta del sito anche in epoca alto medioevale.
Tra il IX e XI secolo, la maggior parte delle regioni prevalentemente interne dell’Italia meridionale sarà dominata dalla classe aristocratico militare dei Longobardi. Il vasto regno che prenderà il nome di Langobardia minor includerà anche Prata che comparirà ripetutamente citata nelle fonti storiche del tempo per gli avvenimenti succedutisi nel suo territorio.
Documenti conservati presso l’Archivio dell’Abbazia di Montecassino riferiscono espressamente di contratti registrati in Prata (piana) in epoca alto medioevale (sec. VIII); lo stesso toponimo appare più volte citato nel “Chronicon vulturnense” (redatto nel Monastero di San Vincenzo al Volturno) a proposito di alcune donazioni al Monastero stesso avvenute tra l’VIII ed il X secolo. A partire dal periodo VIII-XI secolo una nutrita serie di atti notarili sottolinea l’ampliamento del territorio di Prata al quale si affiancano altri insediamenti dediti all’economia curtense. In tale documentazione figurano diversi personaggi il cui nome è di chiara tradizione longobarda: Pedro transpadano, Lupichisi, Arnaisclo. Sono anche di origine longobarda alcuni toponimi nel territorio come Fara e Starze.
A partire dal secolo IX ed anche nel corso del secolo X, il territorio di Prata posto ancora in zona pianeggiante viene ripetutamente devastato a seguito delle invasioni saracene sollecitate ad intervenire per risolvere questioni di dominio fra i tre Principati longobardi di Capua, Salerno e Benevento. Per questo motivo gli abitanti scampati al massacro e rifugiatisi in un primo momento su di una località detta ancora oggi “Colle Saraceno” in ricordo degli avvenimenti cruenti subiti da quelle truppe, decisero di edificare un borgo fortificato in un luogo più facilmente difendibile e protetto in prossimità del fiume Lete, citato negli antichi documenti Ete, come riporta un atto di cessione dell’anno 1011, fra Vito Vescovo di Alife a Falconi clerico, “in loco Prata secus flubio qui dicitur Ete”. Per un particolare processo linguistico l’articolo apostrofato lo si è fuso all’antico nome determinando l’attuale dizione Lete.
Il primo luogo di culto nel Borgo di Prata ad essere citato è “l’ecclesia S. Iohannis fundatus in Prata” esistente nell’anno 779. La memoria della chiesa, aperta al culto almeno fino al 1587, resiste tuttora nei toponimi Porta Santi Janni e Piazza S. Giovanni.
Dal sec. XI, Prata acquista sempre più importanza militare e politica. Appartenente alla contea di Alife con propri baroni quali Arnaldo, Ugone, Rainone, acquisisce autonomia con Simone e Giordano di Rainulfo . In un documento del 1197 è definita “civitate e non semplice “castrum”. In età normanna, si unisce alla Baronia di Boiano. Nel 1383, il conte Carlo Pandone, sposando ad Ailano Martuccia Capuano, ne acquisì il possesso mantenuto dalla famiglia fino al 1528.
In tempi più recenti, il territorio venne interessato dal fenomeno del brigantaggio in special modo nel corso della primavera e dell’estate del 1861. Durante lo stesso secolo, lungo il corso del Lete furono realizzati due mulini per la macinazione di grano e cereali e due cartiere per la produzione di carta paglia. Una “pincera” (da pincio, coppo di terracotta) risulta esistente nel 1709.
Una grave crisi economica tra l’800 ed il ’900 causò un forte flusso migratorio prima verso l’America Latina, poi verso gli Stati Uniti dove si stabilirono circa 1.200 abitanti in gran parte distribuiti tra Providence e altre vicine località nello stato del Rhode Island.
Con la Seconda Guerra Mondiale, Prata ospitò un notevole numero di truppe, sia tedesche che alleate. Fino all’armistizio del 1943, reparti italiani presidiarono la centrale elettrica, l’entrata della galleria della SME che porta a Letino e il castello medievale. Dopo il 15 settembre, il paese fu continuamente oggetto di razzie da parte delle truppe tedesche. Il 24 ottobre fu distrutta la centrale elettrica costruita agli inizi del secolo in località Rava secca sul Lete. Il 31 ottobre gli americani entrarono in Prata Inferiore per occupare il centro del paese la notte successiva. Poco prima, per ritardare l’avanzata dei “Red Bull” della 34a divisione, i tedeschi bloccarono le strade principali con le macerie di diversi edifici minati e fatti saltare in aria. Tra questi, il palazzo Cameretti dove si erano rifugiati alcuni sfollati da Aversa e Teverola: otto morti e cinque feriti.