Come in ogni paese gli abitanti di Prata, trovano l’occasione per partecipare alle feste patronali, frequentando con devozione i luoghi del circondario e non solo. Particolarmente frequentati sono i pellegrinaggi a piedi attraverso antichi sentieri di montagna, ai partecipanti si affiancano un gran numero di persone che si recano in quei luoghi in automobile. Questa antica tradizione si ripete ininterrottamente da tantissimi anni e costituisce ancora oggi motivo di scambio culturale ed amicizia.
Particolarmente frequentato è il Pellegrinaggio per devozione di San Liberato Martire che da Prata raggiunge il piccolo paese di Roccamandolfi in provincia di Campobasso sull’altro versante del nostro Matese, parte da Piazza San Pancrazio il primo sabato di giugno allo scoccare della mezzanotte, dopo la benedizione del parroco della chiesa dedicata a San Pancrazio Martire nostro patrono, in testa al corteo viene portata “a mano” una croce che guida i partecipanti (uomini, donne, giovani ed anziani) che la accompagnano col suono di campanelli alternato ai canti devozionali di antica tradizione. Lungo il percorso che segue un antico sentiero lungo all’incirca una ventina di Km. superata la montagna di Prata verso il lato che accosta alla vicina Fontegreca, si attraversa l’abitato di Gallo Matese e salendo lungo la sua ripida montagna, si arriva a “Campo Figliuolo” una vasta pianura ad alta quota fiancheggiata su entrambi i lati da boschi con alti faggi; appena dopo si sosta presso una grossa e magnifica fontana dove i partecipanti che si sostengono a vicenda lungo il faticoso cammino, trovano occasione per rifocillarsi e riprendere il sentiero superando il confine regionale ed entrando nel territorio di Longano in provincia di Isernia, dopo un lungo tragitto fatto di salite e discese frequenti si arriva sulla strada asfaltata che porta a Roccamandolfi dove dopo buone sette ore di cammino si giunge alla Chiesa del paese dedicata a S. Giacomo Maggiore, qui si conserva la reliquia del corpo di San Liberato Martire.
I partecipanti qui giunti si inginocchiano davanti all’ingresso ed entrano in chiesa senza alzarsi intonando un canto tradizionale, poi si recano sull’altare maggiore dove sono custodite le spoglie mortali del santo conservate in una teca di vetro, dopo la visita viene recitata una messa a loro dedicata, dopo tutte le funzioni religiose i pellegrini possono riposare nella chiesa stessa prima di riprendere il cammino di ritorno che inizia la notte della domenica e di prima mattina giunge a Prata accolto all’entrata del centro abitato dal parroco e prosegue in processione fino alla parrocchia con i canti ed il suono dei campanelli.
Le reliquie del corpo di S. Liberato richieste da Anna Pignatelli, Duchessa di San Demetrio e Signora della Terra di Roccamandolfi, furono concesse da papa Pio VI il 21 marzo 1780, portate a Napoli, furono trasferite qui esposte per essere venerate dai fedeli nel maggio del 1780. Nel 1794, il vescovo di Boiano ordinò che dall’ anno successivo la festa di San Liberato si svolgesse la prima domenica di giugno, in coincidenza con la transumanza. Dopo questo evento non sappiamo di preciso quando questa tradizione pratese ha avuto inizio, ma ancora oggi continua.
Non meno sentito, ma sicuramente meno faticoso il Pellegrinaggio di San Giovanni Evangelista che si festeggia nella vicina Ailano il 6 maggio di ogni anno, anche in questo caso si parte dal borgo medievale di Prata e attraverso un percorso a mezza costa lungo circa 5 Km. si arriva a piedi alla chiesa parrocchiale dove devotamente si seguono le funzioni religiose. Per la sua vicinanza questa tradizione va lentamente scomparendo anche perché, forse considerata poco avventurosa e sacrificata, infatti molte persone ci si recano in automobile. L’amicizia e la devozione dei cittadini di Prata ed Ailano è di vecchia data e la visita dei pratesi, viene ricambiata con il loro pellegrinaggio, il lunedì di Pentecoste quando si festeggia la Madonna delle Grazie venerata come “Santa Maria di Prata”.