Vescovo e poeta.
Giovanni Antonio de Teolis detto il Campano, nacque a Cavelle di Galluccio in provincia di Caserta nell’anno 1429.
Nonostante l’umile origine si affermò rapidamente negli ambienti più qualificati della cultura e della vita ecclesiastica divenendo il poeta prediletto di Papa Pio II. Al seguito di questo Papa e successivamente in veste di Vescovo di Crotone prima e poi di Teramo intrattenne stretti rapporti con famiglie signorili note per il mecenatismo (Aragona, Medici, Sforza, Montefeltro, Gonzaga, Baglioni). Ricevette inoltre incarichi anche dai Pontefici Paolo II e Sisto IV.
Trascorse i suoi primi diciannove anni di vita in Campania, gravitando sulla città di Capua che era la sede metropolitana e la città più florida e importante posta al settentrione della Terra di Lavoro. Iniziò i suoi studi dì grammatica e di retorica a Sessa Aurunca, sostenuto dall’incoraggiamento di uno zio ecclesiastico e si trattenne in quella città fino al 1447. In questo periodo ebbe occasione di compiere alcune visite presso un altro zio sacerdote a Venafro e sembra che a quest’ultimo il Campano sia debitore dell’incontro con Francesco Pandone e la sua famiglia.
Francesco Pandone aveva ricevuto dal Re Alfonso I d’Aragona la signoria di Venafro che in tal modo si era aggiunta agli altri domini della Famiglia che peraltro già possedeva tutta la regione del Matese con i centri di Bojano e di Prata.
Giannantonio venne accolto come istitutore in casa Pandone, alle sue cure furono affidati due giovanissimi rampolli del Nobile Casato – Scipione e Camillo – figli di Carlo Pandone a sua volta figlio di Francesco.
In morte di Carlo Pandone il Campano compose un lungo carme elegiaco pieno di commozione quale estremo tributo di affetto che lo legava alla famiglia benefattrice. Dal carme si apprende che quando Carlo mori non aveva ancora compiuto trentacinque anni (in Campane Epistole il, II, 15 pp 64~72).
Entrando al servizio del nobile Casato si apriva al Campano la possibilità di frequentare ambienti culturali qualificati a Napoli. Infatti egli seguì la Famiglia Pandone nei vari soggiorni a Napoli (1448) a Prata dove più che altrove potè attendere al suo compito di precettore e dove si trattenne per circa un anno (1449) e infine a Capua nel 1450. Trascorso questo ultimo anno si licenziò dalla Famiglia Pandone e si ritiro’ presso i suoi a Cavelle. Il rapido passaggio da un luogo all’altro non gli permetteva di farsi una formazione letteraria solida e uniforme; fu così che nel 1452, all’età di 23 anni, nella prospettiva di una carriera che gli avrebbe sicuramente procurato fama, decise di partire per Siena per frequentarne l’Università. Gli era compagno uno dei fratelli e dopo alcune tappe a Tivoli, Viterbo, Bolsena raggiunse finalmente la città toscana.
Nello stesso anno si trasferì a Perugia per seguire gli studi in quella Università e li ebbe modo di incontrare per la prima volta Papa Pio II che lo portò con sé a Mantova dove diventò uno dei personaggi più vicini al Papa stesso ed il suo poeta prediletto.
Nel 1462 fu nominato Vescovo di Crotone e nel 1463 Vescovo di Teramo per un avvicendamento stabilito dal Papa stesso. Nell’autunno del 1474 tornò per un breve periodo a Napoli presso la corte di Ferdinando I dove sperava di ottenere un incarico di prestigio che però non gli fu concesso. Rientrò a Teramo e vi rimase fino al 1477 quando decise di raggiungere Siena dove mori il 15 luglio 1477.
La produzione letteraria del Campano fu abbondante e molto apprezzata dai suoi contemporanei, primo fra tutti Papa Pio II. Comprende: trattati filosofico-morali, opere storiche, opere poetiche, liriche religiose, opuscoli di genere diverso e forse anche una commedia intitolata “POLIDORUS”
Diede vita inoltre ad un “EPISTOLARIO” ricco di materiale prezioso sui destinatari e sui personaggi che nel tempo si indirizzavano a lui. Questo Epistolario è conservato presso l’Archivio Segreto Vaticano. Le opere di Giannantonio Campano sono conservate in preziosi Codici ornati da miniature di fattura finissima e si trovano presso la Biblioteca Apostolica Vaticana.
Nel “FRAMMENTO AUTOBIOGRAFICO” (una composizione non completa dalla quale tuttavia è possibile trarre notizie sulla giovinezza e sulla formazione letteraria del poeta al verso 30 l’Autore ricorda la sua permanenza a Venafro e a Prata intento alla cura della prole della stirpe dei Pandone.