Abbiamo ragione di ritenere che le frequenti incursioni nella zona da parte dei Saraceni durante il IX° secolo abbiano indotto gli abitanti dell’antico centro detto «Prata Piana» a rifugiarsi in un posto più protetto per costruire il borgo medioevale che tutt’oggi ammiriamo nel pressi del Lete, di cui si hanno notizie già prima dell’anno Mille. I ritrovamenti archeologici di questo periodo si riferiscono al recupero di reperti ceramici sporadici lungo la cinta muraria del Borgo Medioevale . Molto numerosi invece sono i reperti ceramici, metallici e vitrei ritrovati nell’area antistante i ruderi del Convento di S. Agostino, operante già dal 1310, i primi documenti che fanno riferimento al nostro convento sono relativi a trasferimenti di monaci e di beni voluti nel 1357 e 1358 dal P. Priore di Napoli . Durante gli anni nei quali rimase operante, il Convento rappresentò per gli abitanti del luogo un punto di riferimento anche sotto il profilo politico poichè il potere era concentrato quasi in eguale misura nelle mani del signore del luogo e del clero e questa condizione costituiva un motivo di equilibrio favorendo l’evoluzione non traumatica degli avvenimenti per le popolazioni autoctone. L’occasione di scambi commerciali era indirettamente favorita dal convento stesso, poichè nel giorno dedicato a S. Agostino ( 28 agosto ) si teneva nei pressi una fiera tanto ricca da essere definita «reale» nelle cronache del tempo ed alla quale partecipavano mercanti e visitatori provenienti persino da Napoli. E’ più probabile che nel corso di questo incontro annuale venissero acquistate le stoviglie che costituivano il corredo dei monaci. Nel 1460, in una località più prossima al paese, venne edificato un nuovo convento dedicato a S. Francesco e dovuto alla devozione e all’opera dei Conti Pandone.
Per circa cento anni i due conventi convissero quasi pacificamente se si esclude una disputa per il diritto alla precedenza nelle processioni; tuttavia, dopo il censimento dei conventi agostiniani in Italia nel 1650 voluto da Papa Innocenzo X, fu ordinata la chiusura di quelli che avevano un numero troppo ridotto di monaci e non godevano più dei lasciti che consentissero, come esigeva la regola, di non ricorrere alle elemosine. Il convento di S. Agostino di Prata fu considerato non attivo e nel 1652 ne fu ordinata la soppressione. Il degrado delle strutture, dovute all’abbandono, consentì lo spoglio delle statue e dei motivi decorativi che abbellivano il complesso; nel 1708 un forte terremoto fece crollare le strutture ancora in piedi compresa la torre campanaria. Il saccheggio definitivo è avvenuto dopo il secondo conflitto mondiale, quando la popolazione locale e quelle dei paesi vicini hanno attinto alla grande quantità di pietre conservate in quel luogo. Nelle vicinanze sono stati recuperati materiali preistorici e romani a testimonianza della continuità di presenza dell’uomo in quel luogo.
La quantità e la varietà dei frammenti ceramici medioevali recuperati, ha permesso la classificazione di numerose tipologie inquadrabili nelle produzioni dell’Italia meridionale, oltre a quelle di importazione dall’Oriente e dalla Spagna, databili tra il XIV° ed il XVI° secolo.