Questa cappella patronale si trova in Via Cantone nel centro storico di Prata Superiore. Da un epigrafe ritrovata al suo interno risulta che la Chiesa fu costruita nel 1302 per volere di Franco De Franchis, ma in un manoscritto inedito dell’Ottocento di un appartenente alla famiglia Ricci, notai pratesi, si dice invece “….. a differenza dell’antica chiesa di Santa Croce ch’esiste ov’era la diruta cappella di S.Vito, questa S.Croce fu fondata e ben dotata nel 1311 da Franco de Franchis….. ( istrumento per Notar Gennaro Ricci)….”
Da quanto sopra detto si evince che nel territorio pratese esisteva anche un’altra chiesa di Santa Croce della quale si è persa memoria.
La famiglia Cameretti che attualmente ne è proprietaria, la possedeva già dal 1664 come testimonia un manoscritto depositato nell’Archivio Segreto Vaticano nel quale sono elencate tutte le chiese e cappelle della diocesi di Alife: “…Matrix Ecclesia Terrae Pratae…. Intra eius habet….Ecclesiam Sctae Crucis cum beneficium di iurepatronatus Familiae Camaretta….” .
Viene citata con i suoi beni in un atto notarile inedito del 1751 stilato nei locali del Convento di San Francesco in Prata: “… detti RR.PP. (monaci francescani) …. dichiarano , e si professano di non haver dominio alcuno, ne proprietà nessuna, ne raggione alcuna sopra quel poco di territorio aratorio di circa due coppe di quelle di dieci a’ tomolo, che la Chiesa , e Beneficio di Santa Croce di detta terra di Prata, e proprio quello, che sta sito, e posto sotto il detto Convento…”.
E’ senza dubbio la più grande delle cappelle patronali ed occupa una superficie di 109 mq. ; vi si accede tramite una scalinata che conduce ad un piccolo spiazzale; la facciata ed il tetto completamente rimaneggiati da un tentativo di restauro rimasto a metà, hanno stravolto la struttura architettonica originaria.
All’interno del catino absidale si conservano ancora oggi le tracce di un interessante affresco trecentesco che costituisce la testimonianza al momento più antica di decorazione musiva del territorio pratese. La composizione pittorica tipicamente di gusto medioevale è dominata da un “Cristo Pantocratore” racchiuso in un ogiva ed affiancato da due arcangeli con ali variopinte posti di profilo in atto di adorazione; nella parte sottostante a dimensioni pressappoco reali, sono disposti in atteggiamento di fissità frontale le figure di Santi Apostoli.
L’uso di tonalità in origine molto accese e di elementi simbolici, davano alla composizione un aspetto ascetico e trascendentale, con lo scopo di offrire all’osservatore una dimensione surreale attraverso la quale si voleva avvicinare i fedeli al mondo divino.
Minacciato dall’umidità e da muffe acide, l’affresco ormai mancante in molti punti, ha perso la sua lucentezza ed è avviato ad una inevitabile distruzione anche perché il suo recupero, ormai molto parziale, comporterebbe una spesa notevole, per questo motivo i soci del GRUPPO ARCHEOLOGICO PRATA SANNITA hanno ritenuto opportuno intervenire per il recupero e la ricostruzione grafica parziale di questa importante testimonianza.
Allo stato attuale la costruzione è abbandonata e destinata ad un inevitabile degrado.